S. Alfonso scrive che fra tutti i vizii che attirano la collera di Dio
e provocano i castighi pubblici quattro sono i principali: la mancanza di carità del prossimo, le
ingiustizie, e specialmente le bestemmie e le disonestà. Sono come le porte principali dell'Inferno.
Esaminiamo partitamente.
1. Il Signore ama tanto l'amore del prossimo
che lo disse suo speciale precetto: hoc est praeceptum meum; anzi il segno di suo discepolo: ex
hoc cognoscent... si charitatem hab. ad invicem. Quest'amore fraterno lo vuole spinto al perdono dei nemici, senza
eccezione (V.S. Alf. — Appar. alla morte — App. Discorso IV).
Nel mondo c'è al presente quest'amore? No; e basta dare uno sguardo... Il Papa già tante volte
scongiurò i popoli a non odiarsi, ad amarsi; ma la sua voce non è ascoltata. Sono nostro prossimo tutti,
italiani, tedeschi ecc., e come si amano?
Perché anche fra
noi tanto odio di classe, da prorompere in disordini... Almeno noi amiamoci, e non lasciamoci mai tentare di
antipatie vicendevoli...; ma neppure tirare a simpatie, le quali conducono alle amicizie particolari, che sono la rovina
delle comunità. Guardatevi bene da ciò, voi giovani; esaminatevi se amate tutti i vostri
compagni egualmente e per amor di Dio e non badate alle doti esterne loro...
2. Seconda causa dei flagelli di Dio sono le ingiustizie nella roba specialmente col furto. S. Antonino
dice: nullum peccatum periculosius furto. E perché? Degli altri peccati per averne l'assoluzione basta
confessarli con vero pentimento; ma nel furto ci vuole la restituzione, e ciò è molto diffìcile a
farsi. Quanti conosciamo usurai od indelicati nella roba d'altri, i quali muoiono senza aggiustare le cose rubate.
La roba, dice S. Alfonso si fa come sangue proprio, ed è cosa molto dura cavarselo per darlo ad altri (V. S.
Alf. l. cit.).
Siamo da giovani delicati della roba altrui; non fosse che
un pennino, non ce lo teniamo; nulla, nulla di altri... Ciò che non è nostro deve bruciarci le
sacoccie. E più ancora la roba della comunità che è come sacra, e dobbiamo usarla per
necessità e nulla più.
3. Le bestemmie. S. Giov.
Gris. disse: blasphemia pejus nihil. È un peccato diabolico soggiunge S. Antonino (V. S.
Alf. l.c.). Già nell'Antico Testamento i bestemmiatori venivano lapidati; e S. Luigi Re di Francia
ordinò che il bestemmiatore fosse segnato con un fuoco infuocato sulle labbra. E non è troppo
perché il peccato della bestemmia è direttamente contro Dio, che ci creò, ci conserva ecc. Dio
perciò punisce la bestemmia anche in questo mondo con castighi temporali. Spetta a noi riparare a tante ingiurie
che si fanno a Dio; dire giaculatorie quando sentiamo bestemmiare, ed anche prima quando possiamo pensare che
carrettieri o simili bestemmieranno. Sovente il Signore chiude loro la bocca e tacciono.
Questo è il peccato più comune tra i nostri soldati anche al fronte, che non
cessa al pericolo della morte. Poveri infelici... Colà, come nei quartieri c'è la proibizione
civile di bestemmiare e di parlare oscenamente; ma quanti ciò osservano? Quindi la guerra feroce e
distruttiva è castigo di Dio specialmente per questi due peccati: Blasphemaverunt Sanctum Israel; terra vestra
deserta desolabitur (Isaia). Pro nullo peccato Deus manifestam justitiam exercuit Deus, quam pro isto
(disonestà) (V. l.c.).
4. Disonestà. È
il peccato più comune nel mondo, e più riempie l'inferno di anime. Anche in questo mondo Iddio
castiga cotesti peccatori. Es. il diluvio e la Pentapoli. Negli individui colla perdita dell'ingegno e malattie
che consumano prima di tempo...
Per nostro conto impariamo a sempre
più amare la bella virtù; tenendoci lontani da tutto ciò che può appannarla. Fuggiamo le
occasioni pericolose, mortifichiamo i nostri sensi, e particolarmente freniamo la nostra fantasia, ed aborriamo le
amicizie particolari, anche le simpatie con qualche compagno. Non biglietti scambiati fra voi, non preferenze;
ma esaminarvi se volete bene a tutti egualmente e per amor di Dio, non per qualità esterne.
P.P. Albertone,
quad. VII, 50-52; 56
Conf. del 2 Settembre
1917
Oggi avete consolato N. Signore, speriamo che sia contento e che
abbia risparmiato i castighi che si meritavano. Una volta quando accadeva qualche cosa così, il Signore castigava
ipso facto.
C'è un paese Piovano (?) [ = Piova] del Card. Massaia, un po' cattivo, e un tale aveva
preso il crocifisso e l'ha fatto bollire: certo era un perverso, ma c'era un po' di approvazione generale... e dicono
che da quell'anno tutti gli anni viene una grandine che devasta tutto: certi delitti il Signore li castiga in questo
modo!
Ieri il Can. Cappella è stato dal Parroco della Madonna della Pace: è un sant'uomo che
ha fabbricato quella chiesa; senza chiamare un soldo alla popolazione. E ha raccontato che è stato due ore e
mezzo in sacrestia, tutto in mezzo a quella gentaglia, e che sembravano tanti diavoli! e che sono entrati ed hanno
svaligiata tutta la casa prima che arrivassero i soldati, non gli hanno lasciato più una camicia, un mantile,
né io, diceva, né la serva, né mio fratello, non abbiamo proprio più niente neppure per
cambiarci. In sacrestia aveva un armonium, e l'hanno rotto e fatto a pezzi; avevo un paramentale di cui solo la stoffa mi
costava più di mille lire e l'hanno portato via.
Ottanta tovaglie da altare, hanno portato via tutto
fino ad una, così di tutto il resto, e c'è più niente! E poi sono arrivati i soldati e sono fuggiti
tutti subito, ma si! chiuso la stalla i buoi eran via!
Intanto li tratteneva lì perché non
andassero in chiesa, e quando ebbero finito appunto di rovistare per la casa e la sacrestia volevano andare a tutti i
costi in chiesa, e lui ha detto che non avevano ancor trovato tutto: «cercate, cercate, non avete ancor preso
tutto» - e hanno cercato e hanno trovato un vestito, e l'hanno preso in mano, e poi l'han buttato via
dicendo: «oh! 'n strass!» e non l'hanno preso. E c'erano due mila lire dentro che vi aveva messo per
pagare poi imposte ecc., e poi finalmente non potendo tenerli sono poi andati in chiesa; e dice: «mi son messo
davanti al Tabernacolo, e se volete venire qui, dovete uccidere me prima!». Ma poi è giunta una guardia,
ha sparato e sono fuggiti subito tutti! e sono poi giunti i soldati... Dice che sono persino entrati in un ufficio dove
aveva una nota degli indirizzi per un suo periodico, e diceva: «Lasciate stare, a voi non importa quello, e a me fa
un danno immenso!» ma sì! erano furibondi, ed hanno stracciato e bruciato tutto! E intanto pensava: al
Signore ne hanno fatto più di me! io, per me, sono povero, per me penserà il Signore!
Io gli
avevo scritto una lettera consolatoria, in cui gli ricordavo quello della S. Scrittura: ibant gaudentes, ecc. E ha detto
al Can. Cappella che l'ha consolato... e poi gli ho mandato un'offerta, l'ha presa e ha detto: Dica al Canonico
che quest'offerta mi va al cuore, e la restituisco ai Missionari in offerta. Dica al Rettore che a me penserà
la Provvidenza! I missionari ne hanno più bisogno di me.
Gli hanno portato via materassi, ecc. ma
pure è tranquillo. Ha ormai più di 80 anni; immaginatevi una scena simile per più di due ore a
quell'età! Pensare che dovrebbero baciare la terra dove passa! E ha un bollettino che lo sparge ai quattro
venti, e gli hanno bruciato tutti gli indirizzi...
Che cosa volete? sempre la guerra del male contro il
bene!
C'è, leggevo in S. Alfonso, che parla dei castighi pubblici del Signore, in questo mondo, e ne
studia le cause principali per cui il Signore castiga gravemente i popoli, e le cause principali per cui, le porte
principali per cui si entra nell'inferno, che sono la stessa cosa; e dice:
1°) La mancanza di amore del
prossimo!
2°) La mancanza di giustizia.
3°) Per le bestemmie.
4°)
Per la mancanza di moralità, per i peccati d'incontinenza.
1° Massimamente è la mancanza
di carità nel perdono delle offese. C'è l'amore nel mondo? che gusto di andar uccidere il prossimo! in
questi giorni hanno dato una prova. Non potendo sfogarsi sempre contro gli individui se la son presa anche contro le
piante. (Nello sciopero avevamo atterrati parecchi alberi dei corsi) — Quante cose: a S. Bernardino hanno bruciato
più di un milione di roba. Non c'è più amore! e tanto più non c'è perdono! Non
c'è carità, eppure il Signore ha detto che questo è il suo comandamento! e quando non c'è
questa virtù, il Signore castiga. Mancanza di perdono vicendevole. Regna l'odio. Questa è la prima causa
dei delitti pubblici per cui vengono i mali pubblici.
La seconda causa è la mancanza di
giustizia. S. Antonino ha detto: Nullum peccatum periculosius furto. Perché? Perché per gli altri basta
pentirsi, ma per chi ruba, sia poco sia anche un milione, non remittitur peccatum nisi restituatur oblatum! Quanti
rubano?! Adesso in tempo di guerra quanti si fanno ricchi! Massimamente non si fanno scrupolo di portar via la roba
altrui, massime tra soldati: tanto che uno non può più assolutamente fidarsi di lasciare nulla
scoperto.
Nullum peccatum periculosius furto! Perché pericoloso? Perché quello che uno prende
diventa suo sangue, e uno non vuol più privarsene, chi vuol privarsi del suo sangue? e deve morire, e poi? Alle
volte si va ad assistere un usuraio, e tutti lo sanno che colui ha rubato, solo lui non ci pensa! Lasciano poi qualche
cosa al Cottolengo, e basta. Ma è solo in caso estremo che si deve restituire a quel modo, quando si può
bisogna restituire proprio alla persona a cui si ha rubato. Non si può restituire al Cottolengo o ad altri,
bisogna, fin che si può, restituire al padrone. Va bene che ci siano delle cause scusanti, tuttavia... Quanti
confessori restituiscono, anche senza far sapere nulla si può far restituire...
Un tale in un paese
aveva la mania di rubare così... e il suo campo veniva sempre più largo, e di tanto in tanto trasportava i
confini, rubava sempre un pezzettino per volta, e aveva sempre da disputare coi vicini! e così si ingrandiva
sempre la sua vigna. E poi quando era il tempo del raccolto stava sempre là tutto il giorno, e raccoglieva sempre
dalle vigne d'intorno, e poi portava nella sua vigna, e così tutto veniva sempre dalla vigna. Ah, guai se ci
lasciamo attaccare alla roba. S. Alfonso narra una leggenda. Dice che un romito una volta vide una visione: e vide
che i diavoletti andavano a concilio, ed il capo dei demoni lo sgridava perché tentava uno che aveva rubato. E
l'altro rispondeva che lo tentava perché non restituisse. «Tempo perduto!» rispondeva l'altro.
«Chi ha rubato non restituisce di sua natura!» — È un fatto, a chi ha rubato, per cavargli la
roba... ma!
S. Alfonso dice che questo è il secondo male che attira i castighi di Dio. Ma i
principali sono la bestemmia e la disonestà.
Persino il buon senso ispira il governo a dare ordine di
non bestemmiare e non parlar male. Eppure che cosa si sente! Tutti i nostri scrivono che è una cosa che fa
orrore! Queste sono due cose gravissime! S. Giov. Gris. dice: Blasphemia pejus nihil! perché la bestemmia è
direttamente verso Dio. E S. Bernardino da Siena dice che è una cosa diabolica.
Nell'Antico
Testamento i bestemmiatori erano lapidati, e certo! perché se merita l'inferno, l'inferno è meno della
morte? Nei secoli cristiani i bestemmiatori erano marchiati in fronte e sulle labbra con un ferro rovente. S. Luigi
di Francia aveva ordinato di macchiarli sulle labbra. Un giorno un signore aveva perdonato e andarono a intercedere per
lui. «No, non sia perdonato!».
Direte sono cose da inquisizione! No, è noi che
giudichiamo male. Il senso cristiano dice così. È un danno comune e i governi veramente cristiani
stavano attenti alla bestemmia. È meglio essere macchiati e mettersi a posto. E se il Signore ci facesse un
po' morire? Andremmo all'inferno!
Riguardo alla disonestà, eh, vedete ... sono molti, molti, molti!
dicono che sono debolezze umane. No! Stiamo attenti, miei cari, stiamo attenti a usare i mezzi necessari per non
cadere: il Signore manda grandi castighi: il diluvio, la Pentapoli... sempre per questo. Non parlo di tentazioni,
perché sicuro, le tentazioni non si possono evitare tutte: solo qualche santo fu esente; ma bisogna usare i
mezzi! E neppure non credere che l'età faccia, no! A tutte le età vengono queste tentazioni! in tutti gli
stati. E sia ai sacerdoti sia all'altra gente, vengono a tutti.
Ma se si usano i mezzi necessari, se si sta
attenti, in qualunque stato si evita di cadere, si evitano i peccati; e se non si sta attenti in qualunque stato si
pecca! Bisogna stare attenti mentre siete giovani, perché chi prende questo vizio non lo posa più. E
... non è la fine del mondo! tutto sta usare i mezzi necessari! e fin da principio. Non bisogna leggere tutte
le curiosità, tutti i pezzetti di carta, fin nel cesso, leggere tutti i pezzi di carta che si trovano! È una
sciocchezza che può far venire delle storie. E quando a letto non potete dormire, pregate! Multum malitia
docuit otiositas!... e tanto più quella! Così sarete più tranquilli se userete i mezzi necessari;
perché il Signore questo lo castiga anche in questo mondo. E anche in zona di guerra per questo sono pieni gli
ospedali, è un castigo delle stesse passioni.
Bisogna stare attenti alle sensibilità, alle
piccole amicizie. Attenti da principio a non voler più bene a questo che a quello, e poi amicizie
particolari... guai a queste cose! si passa a fare bigliettini, a contrarre simpatie... nessuna simpatia! Quello mi
è più simpatico, quello meno! No! Nulla di più cattivo! devono essere tutti simpatici egualmente e
non si ha da preferire nessuno; nessuno che non vada tanto a genio! Le genialità rovinano la Comunità.
Non cesserò mai di raccomandarvi questo, e voi esaminatevene ora e sempre. Bisogna voler bene a tutti. Non
bisogna trovarsi più con questo che con quello, sono cose da stare bene attenti!
E poi occupatevi!
Nessun pensiero cattivo può venire in mente, perché il pensiero cattivo non può trovare il posto se
si lavora. Queste cose vengono dal mondo, e perciò non dovete aver nessun pensiero di mondo... Anche a S. Girolamo,
in mezzo alla continua penitenza venivano in mente i teatri di Roma. Bisogna fuggire l'ozio di testa specialmente...
Vedete, anche il lavoro fatto là adesso (i giovani avevano lavorato attorno al legno per l'inverno) vi
serve...
E quando non bastava, S. Francesco s'è gettato là nel prunaio... si è
straziata tutta la carne... perché la carne bolliva... ed io l'ho visto, ancora adesso, il Signore ha fatto
il miracolo, e si vedono tutte le foglie macchiettate di rosso... E S. Bernardo si è gettato nell'acqua gelata!
Quello che vi raccomando: via le simpatie! Siamo tutti fatti ad immagine di Dio! e neppure bigliettini: se
i superiori ve lo prendono vi offendete... guai se vedo dei bigliettini! Se c'è qualcosa da dire, si dice in
pubblico! Perché volersi bene solamente tra due? Qui dentro queste cose non devono avvenire... Ringrazio
sempre che quando ero in collegio c'era una vera persecuzione a questo! Così anche per un regaluccio: si fa a chi
ne ha più bisogno... se no facciamo torto a tutta la comunità, tutt'al più in famiglia si fa al
più bambino! Bisogna avere simpatie solo col Signore, perché non c'è pericolo!