SULLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL VEN. G. CAFASSO

18 febbraio 1921

 

[Questa conferenza fu tenuta a tutta la comunità; nello stesso giorno fu tenuta anche l'adunanza delle sole professe per la pratica della carità fraterna].

 

SR. CARMELA FORNERIS

Vengo a darvi una buona notizia; avete pregato bene. A Roma, senza eccezione, hanno dato il voto favorevole per la Beatificazione del Venerabile e l'hanno dato tutti per scritto. (Il nostro Ven.mo Padre ci parla con entusiasmo e gioia della seduta tenuta a Roma per la causa di Beatificazione del nostro Venerabile e ci parla del gran numero di Vescovi ecc. che erano presenti per dare il voto). Il Card. Cagliero, anch'egli presente, disse: « Io siccome sono stato testimonio nei processi, non posso più dare il voto, ma posso dire che io conosco il Venerabile più di tutti, perché l'ho visto e sentito, perciò sono più competente di loro, quindi anche che il Promotore della Fede mi minaccí di scomunica, Santità, io parlo lo stesso. Il mio voto è che il Venerabile ha esercitato tutte le virtù in grado eroico e che si merita di essere elevato agli onori degli altari ». Anche il Promotore della fede ha dato il voto favorevole. Ora il Papa si riserva qualche giorno per pregare e poi vi sarà una nuova adunanza.

Non si sa quale sia la virtù che ha esercitata di più. Nei processi chiedono qual era la principale; e tutti dicono: Io non saprei.

 

Di fede? Oh, ne aveva di fede; di speranza? di carità? Visitava e confortava tutti i carcerati e condannati a morte. Era addirittura l'uomo della prudenza. Di castità? Era un angelo. Ma sapete dove io trovo più fortezza? In questa cosa: quando aveva terminato i suoi studi qui a Torino, sua mamma, essendo vecchia desiderava averlo vicino. Un suo compagno era vice curato in una parrocchia da quelle parti e si desiderava che lui facesse altrettanto. Ma Don Cafasso stette ancor qui un anno. Quel buon padre e quella buona madre, avendo tanto piacere di goderselo un poco, fecero ricorso a Mons. Franzoni perché lo mettesse vice curato in una parrocchia; ma questi rispose loro dicendo che stessero tranquilli che dove era si faceva santo e faceva tanto bene. E il Cafasso è stato per tutta la sua vita un « don », lui che ne sapeva più di tutti i teologi. Tutti andavano da lui a chiedere consiglio.

 

E’ stato eroico in tutte le virtù. Ciascuna di voi domandi un po' a se stessa: Io ne ho delle virtù? e di quelle eroiche? - Se volete che vi facciano sante, bisogna averle queste virtù. Però ricordatevi: la santità non consiste nel far cose grandi, straordinarie. Certi vorreb- bero sempre che l'Angelo Custode comparisse loro; invidiano la Bernardetta ecc. ecc. Io non avrei voglia di queste cose; avrei paura che fosse il diavolo. Lasciamole stare queste cose, prendiamo quelle ordinarie. La virtù eroica consiste nel far bene le cose ordinarie, ma farle costantemente; non solo oggi perché sono tutta piena di fervore e domani più niente: bisogna essere perseveranti nelle cose. Eroico è stare fermi nelle cose. Sempre bene, per amor di Dio, tutto, anche le più piccole cose.

 

Don Cafasso, dicono, era straordinario nell'ordinario. E’ questo che bisogna fare. Una che fa il muso... non è mica eroico quello lì ... ; un momento perché viene una correzione o perché ha avuta una umiliazione, o perché le è capitata un'altra cosa, si sconvolge: è eroico? Se una ha bisogno di piegarsi, ebbene, faccia un atto di umiltà; un'altra domandi quel che le abbisogna con semplicità ed indifferenza; che c'importa che ci dicano: Quella lì è una piaga ... ? Invece no, bisogna che vadino sempre a riverirla Ha molto voglia di aver quella cosetta, quella distinzione, ma bisogna che gliela caccino giù per forza. Bisogna non perder tempo noi e non farlo perdere agli altri. In comunità deve essere così: quando c'è un bisogno si dice, e quando si è nel dubbio si fa presente e poi si tira dritto. Se il Signore poi permette che non siano conosciuti i nostri mali, si incaricherà lui di guarirli.

 

S. Bernardo nell'eremo, mangiava sempre fagioli e altre cose simili. Era tanto delicato e si sentiva più male che bene a mangiare di quella roba, ma non diceva niente; e continuò finché i superiori l'han poi capita.

Là, ringraziate il Signore che ha fatto questa grazia al Venerabile. Adesso il Papa spingerà per ultimarla. Ci sono ancora i miracoli da approvare. I medici sono scettici: bisogna che il Venerabile ne faccia di quelli a cui non possano proprio dire niente. (E la sordomuta, Padre?) Eh, la sordomuta non vuol guarire; questo sarebbe stato un miracolo proprio strepitoso, ma se non lo fa che cosa vogliamo fare? Quando la volontà di Dio sia per quello si muoverà anche lui.

 

Continuate a pregare. Avete ottenuta questa grazia, ma più di tutto ne avete ottenute molte per la comunità; ed è di queste che io ne spero molte, perché lui non ne ha mica più bisogno. Per mezzo di lui le avete ottenute davanti alla Madonna e al SS. Sacramento, e questo è stato lo scopo di quella giornata eucaristíca. Avete visto quanta gente alla Consolata? Quelli di Don Bosco io non lì ho invitati, ma si sono invitati da sé; han detto: è doveroso, è conveniente che anche noi andiamo a pregare il Venerabile perché fu il sostenitore di Don Bosco. Ed infatti hanno mandato gli studenti e tanti altri in modo che ve ne furono in tutte le ore.

Don Bosco diceva: « Se non fosse di Don Cafasso non avrei potuto far niente ». Aveva tentato due volte di farsi frate e non ha potuto perché il Venerabile si opponeva sempre.

 

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org