Domenico Agasso jr, sul quotidiano “La Stampa”, 23 settembre, 2011, mentre dà notizia dell'inaugurazione di una mostra sull'Allamano e sulle missioni della Consolata, nella casa dei missionari a Rivoli (TO), approfitta per inserire un breve profilo intitolato: “Allamano padre di missionari”, che proponiamo.
Ordinato sacerdote in Torino a 22 anni, laureato in teologia a 23, direttore spirituale del seminario a 25, a 29 Giuseppe Allamano (Castelnuovo d’Asti, 1851 – Torino, 1926) diventa rettore del Santuario più caro ai torinesi (la «Consolata») e del Convitto ecclesiastico per i neo-sacerdoti. Però il Santuario è da riorganizzare e restaurare, il Convitto è in crisi gravissima. Con fatiche che non cesseranno mai, lui rivitalizza il santuario e fa rifiorire il Convitto, come quando vi insegnava il Cafasso.
Come il Cafasso, è un eccezionale formatore di caratteri, maestro di dottrina e di vita. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostacolati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fonderà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano, per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Arriva poi il primo «sì» vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata nel 1901, e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata.
Lui sente però che sull’evangelizzazione bisogna scuotere l’intera Chiesa. E nel 1912, con l’adesione di altri capi di istituti missionari, denuncia a Pio X l’ignoranza dei fedeli sulla missione, per l’insensibilità diffusa nella gerarchia. Chiede al Papa di intervenire contro questo stato di cose e in particolare propone di istituire una giornata missionaria annuale, «con obbligo d’una predicazione intorno al dovere e ai modi di propagare la fede». Declinano le forze di Pio X, scoppia la guerra nei Balcani… L’audace proposta cade.
Ma non per sempre: Pio XI realizzerà l’idea di Giuseppe Allamano, istituendo nel 1927 la Giornata missionaria mondiale. Lui è già morto, l’idea ha camminato. E altre cammineranno dopo, come i suoi missionari e missionarie (oltre duemila nel terzo millennio, in 25 Paesi di quattro Continenti). Da vivo, rimproverano a lui (e al suo preziosissimo vice, il teologo Giacomo Camisassa) di pensare troppo al lavoro «materiale», di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statistiche trionfali dei battesimi.
Lui è così, infatti: Vangelo e promozione umana, perseguiti con passione e con capacità. «Fare bene il bene»: ecco un altro suo motto. I suoi li vuole esperti in scienze «profane».
E anche quest’idea camminerà fino al Vaticano II, che ai teologi dirà di «collaborare con gli uomini che eccellono in altre scienze, mettendo in comune le loro forze e i loro punti di vista» («Gaudium et spes»). E lui, Giuseppe Allamano, che dal 7 ottobre 1990 sarà beato, ripete biblicamente ai suoi: «Il sacerdote ignorante è idolo di tristezza e di amarezza per l’ira di Dio e la desolazione del popolo».