1 Aprile
[2] MEDITAZIONE
1 aprile 1906
Quad. III, 7
Sulla meditazione
Meditazione e peccato non possono stare insieme, dice S.
Alfonso, mentre con questo può stare ogni opera buona anche la S. Messa (II Chierico guidato ecc.). Neppure colla
tiepidezza può stare la meditazione, essendo scritto: In meditatione mea exardescit ignis; nisi quod lex tua
meditatio...
Parimente chi non medita al dire di S. Teresa, non ha bisogno di demonio che lo tenti e trascini
all’inferno, perché va già da sé. E la S. Scrittura per Geremia: "desolatione desolata est
omnis terra quia nemo est qui recogitet corde... Memorare novissima tua et in aeternum non peccabis".
Quindi il grande Suarez ritiene la meditazione moralmente necessaria, perché senza di essa è
difficilissimo non solo conseguire la perfezione, ma anche durare a lungo in grazia di Dio (La per f. crisi. 495). E per
noi aggiunge S. Paolo della Croce: "se saremo uomini di orazione, Iddio si servirà di noi, benché
poverelli e miserabili, per fare cose grandi di sua gloria: altrimenti non faremo mai cosa di buono (Ib. p. 495).
Ecco il perché i santi furono sì perfetti ed operarono tanto bene, perché meditavano bene e
lungamente. (Ib. p. 498).
Non voglio sciogliere le difficoltà contro il meditare (Id. p. 499-503).
Rispondo solamente ad una: è difficile meditare ecc.? (Ib. p. 499). Ora come va che noi non riportiamo i frutti
della meditazione:
che non ne siamo innamorati: che troviamo troppo lungo quella mezz’oretta: - che talora non
potendola fare in comune facilmente la lasciamo ecc.? La risposta è chiara: non la facciamo bene: non ci
prepariamo; non ci applichiamo a dovere: e non pratichiamo le risoluzioni prese nella medesima.
(Vedi spieg.
delle tre cose nel libro cit. La per fez. crist. p. 504 e seg.).