LE VIRTÙ DEL MISSIONARIO

5 aprile 1907

P.U. Costa, quad. I, 154

Rev.mo Sig. Rettore - 5-4-1907 - Torino

Bisogna che prendiamo diletto alla S. Scrittura, non solo sapere che quel libro è divino, integro, ecc., ma gustarlo, leggerne un poco ogni giorno, farne un nutrimento vitale. Non abbiamo paura, come dice S. Ag., a torcere le S. Scritture per nostra utilità spirituale.

Avviene di essa come delle ispirazioni che ci vengono durante la medita­zione; non si guarda se vengono logicamente dalle premesse, da quanto si è letto; purché ci facciano del bene le seguiamo.

Ognuno dica: Io voglio riuscire proprio un Missionario di vero spirito, si che se saranno necessari i miracoli, sia obbligato a darmeli.

Il Signore non si serve di chi non ha umiltà. Diceva un Vescovo tonchinese martirizzato, ed ora beato: tre cose sono necessarie al Missionario. Egli ha le tre concupiscenze come gli altri uomini, anzi sono in lui più pericolose. 1°. È esposto più degli altri riguardo la s. purità. Il Signore però aiuterà nelle Mis­sioni grandemente, in modo che quasi non s'accorga di nulla, chi qui si tiene casto e puro, si tiene indietro indietro anche in quel che è lecito: dar quello sguardo, leggere quel pezzetto di giornale... non dico che ciò sia peccato, ma può lasciare impressioni, vengono tentazioni e bisogna lottare. Noi dobbiamo fortificarci in questa bella, santa, angelica virtù. Ne avvenga che certi Missio­narii, dice quel Santo Vescovo, per idea di doversi fortificare, giunti in Missio­ne, cambiano quel modo regolato di vitto, ecc. che prima avevano, che è un inganno. S. Francesco Zaverio non faceva così, anzi faceva più penitenza, si nutriva dei cibi del paese ove era, e nel Giappone, ove i Bonzi mangiavano so­lo erba, così fece egli pure.

II°. Umiltà. Ah! se non si ha la santa umiltà!... La superbia, dice quel Vescovo, è la tentazione più propria del Missionario; se non riesce si scoraggisce, e questo è superbia...; se riesce... s'innalza... oppure non vuoi stare al li­vello degli altri, vuoi fare opere più grandiose...

III°. Avarizia. Molti Missionari hanno perduta la vocazione per l'avari­zia, anche che tesoreggino non per sé, ma la Comunità. È quello che più allontana il popolo. Essere avaro però vuol anche dire essere attaccato a quella po­ca roba, a quel luogo... Bisogna sempre essere pronto in modo, che se il Supe­riore lo manda qua o là, non abbia che a prendere il Crocefisso ed il Breviario (il Crocifisso l'ha già indosso). Com'è bello essere sempre lì pronti col bastone in mano per partire.

Fin d'ora adunque proponiamo di avere un amore specialissimo alla s. purità - essere gelosi - ed il Signore ci aiuterà a conservarla... Alla s. umiltà... Dell'avarizia poi ...

giuseppeallamano.consolata.org